La "biblioclastia" di Open Library e il futuro incerto delle biblioteche

La "biblioclastia" di Open Library e il futuro incerto delle biblioteche
"Possedere libri è un esercizio di funambolismo, è lo sforzo di unire pezzi dispersi di universo fino a formare un insieme dotato di senso. È un’architettura armonica contrapposta al caos. Una scultura di sabbia. La tana in cui mettiamo in salvo tutto ciò che temiamo di dimenticare. La memoria del mondo. Una diga contro lo tsunami del tempo" (Irene Vallejo, Papyrus. L'infinito in un giunco)

Uno degli oggetti digitali che più di altri incarnano le promesse e i timori del modello di consumo basato sull'"accesso" è, senza dubbio, l'e-book. Nel mio libro "L'uomo senza proprietà. Chi possiede veramente gli oggetti digitali?" ho dedicato un intero capitolo per approfondire i motivi per cui l'e-book non sia una semplice copia digitale di un libro di carta, bensì rappresenti un nuovo modo di sperimentare la lettura e il rapporto con i libri stessi.

Immateriale pur continuando a consumare risorse limitate come l'elettricità, archiviabile in grande quantità ma nei ristretti limiti degli accordi di licenza, acquistabile a poco prezzo ma sotto la costante minaccia di svanire in caso di fallimento dell'editore che li ha venduti come nel caso di Microsoft Store (la cui chiusura ha determinato la disattivazione di tutti gli e-book venduti fino al 2019) o per un atto unilaterale di rimozione come nel caso di Amazon (che nel 2009 ha rimosso le copie di "1984" dalle librerie Kindle dei suoi clienti).

Il passaggio da un modello di commercializzazione basato sulla vendita dell'oggetto-libro a un modello di commercializzazione basato sulla vendita delle licenze di accesso all'e-book è ancora in divenire, ma ha già mostrato alcune possibili conseguenze nel settore del prestito bibliotecario. Costrette a rinnovare continuamente gli accordi di licenza per il prestito di un numero limitato di copie di e-book, "tagliate fuori" dalla relazione con l'utente nel momento in cui quest'ultimo viene sottoposto al controllo delle tecnologie DRM, le biblioteche stanno tuttora attraversando un difficile momento di passaggio dal loro tradizionale ruolo di intermediazione del prestito dei libri a quello di vetrine promozionali di e-book di cui non sono neppure proprietarie.

La rimozione di 500.000 ebook da Open Library come un monito per tutte le biblioteche, anche quelle che acquistano "regolarmente" le licenze degli e-book

Per questo motivo, la storia che ho deciso di raccontarti nel primo episodio di questa newsletter riguarda le ultime vicissitudini del progetto Open Library gestito dall'Internet Archive, costretto da un giudice distrettuale degli Stati Uniti - come riportato dalla giornalista Giulia di Venere su Tom's Hardaware - a limitare e rimuovere l'accesso ad oltre 500.000 e-book disponibili in prestito agli utilizzatori del servizio. Il progetto Open Library, in realtà, da anni deve confrontarsi con le critiche e le azioni giudiziarie di alcuni editori che lo ritengono responsabile di aver dissuaso un numero cospicuo di lettori dall'acquisto delle licenze di e-book. Mai prima d'ora, tuttavia, aveva dovuto fare i conti con una richiesta di rimozione così sproporzionata rispetto a qualsiasi paragone noto.

In gioco, nella vicenda di Open Library, è il destino non solo delle 500 mila copie già rimosse, ma di oltre un milione di libri pazientemente digitalizzati (in questo video viene mostrato in che modo) e che ricordano in maniera indiretta le difficoltà affrontate dalle biblioteche di tutto il mondo nel difficile rapporto con gli editori e i nuovi intermediari come Amazon, che ho descritto in dettaglio nel terzo capitolo del mio libro. La differenza? Mentre le biblioteche "tradizionali" oggi per lo più si adattano ad acquistare le licenze di prestito degli e-book, Open Library digitalizza in proprio libri regolarmente acquistati o ricevuti in dono in formato cartaceo, pagando una sola volta quello che le biblioteche sono invece costrette ad acquistare a ripetizione.

Senza volerci qui addentrare nei meandri della discussione in atto sull'interpretazione del "fair use" della legge sul copyright americano, la vicenda di Open Library è rappresentativa di un cambiamento che ci riguarda e ci riguarderà da vicino man mano che le abitudini tenderanno a mutare e gli e-book a crescere di popolarità e diffusione tra le nuove generazioni. Premonitrice, in questo senso, è la lettera aperta pubblicata nella petizione a sostegno di Open Library su Change.org, in cui viene rivendicato il diritto delle biblioteche a possedere la copia digitale dei libri senza dover sottostare ai termini e ai limiti delle licenze d'uso. Almeno fino a quando le biblioteche resteranno, innanzitutto, un luogo di parole e memorie pensato per sopravvivere alle vicissitudini degli editori, dei detentori dei diritti d'autore, della stessa tecnologia.

Un atto di biblioclastia che dovrebbe far riflettere sulla estrema fragilità di quell'oggetto digitale chiamato e-book

Dove finisce il diritto degli editori di controllare il processo di distribuzione e fruizione degli e-book, fino ad arrivare alla sorveglianza dei comportamenti e delle abitudini digitali dei lettori tramite DRM, e dove comincia invece il diritto delle biblioteche e delle persone di conservare indefinitamente i libri acquistati o ricevuti in dono? Se la risposta "legale" sembra essere già scritta, lo stesso non accade se ci si sofferma a riflettere su quello che viene perso nel passaggio dai libri di carta agli e-book, e quali potrebbero essere in futuro le reazioni di persone che vedranno scomparire intere collezioni dalla propria libreria virtuale o dalla propria biblioteca, perché venuti meno gli accordi di licenza, per un fallimento dell'editore o in seguito a un improvviso guasto ai server delle aziende fornitrici del servizio.

Per quanto la vicenda di Open Library possa apparire lontana nello spazio e dalla nostra quotidianità, nondimeno la biblioclastia di oltre 500.000 libri dovrebbe far riflettere sull'estrema fragilità di "oggetti digitali" che sembravano destinati a durare per sempre, in virtù della loro dematerializzazione. Dovrebbe altresì far riflettere su quanto sia facile, oggi, distruggere un numero incalcolabile di e-book dietro un ordine di un tribunale. Dovrebbe, infine, rendere consapevoli le persone del fatto che il risparmio ottenibile dall'acquisto di un e-book rispetto a un cartaceo compensa solo in parte la perdita del diritto di prestare, ricopiare, trasmettere in regalo o in eredità il contenuto che esso racchiude. Ma, affinché ciò avvenga, bisognerebbe che dal mondo delle biblioteche in primis emergessero voci autorevoli in grado di mettere in discussione pubblicamente un modello di prestito che segna un mutamento unilaterale dei rapporti di forza nei confronti degli editori e degli intermediari. La mia speranza è che la vicenda di Open Library, o di chi andrà incontro alla stessa sorte, possa servire a ricordare che il futuro non è mai, come in questo caso, già scritto.

Con "Oggetti Digitali" esplorerò anche nei prossimi numeri una notizia collegata ai principali temi affrontati nel libro, insieme a una selezione ragionata di notizie brevi utili per capire quanto il passaggio al mondo degli uomini e delle donne "senza proprietà" sia un processo in continua esecuzione, anche se la maggior parte degli avvertimenti si perdono nel continuo fluire delle notizie.

  • I bersagli preferiti dei cybercriminali? I dispositivi IoT presenti nelle smart home, secondo il report di Netgear e Bitdefender. Smart tv, prese smart, DVR, router, set-up box sono quelli con il maggior numero di vulnerabilità, dagli attacchi DDoS al furto di informazioni e violazione della privacy (fonte: Punto Informatico)
  • "Tra un mese i prodotti che hai acquistato non funzioneranno più": è questa, in sintesi, la comunicazione ricevuta dagli utilizzatori dei prodotti V-Smart di Vodafone, il supporto dei quali terminerà a partire dal 1° agosto 2024 dopo soli due anni dalla vendita degli ultimi dispositivi (DDay.it)
  • mSpy, la app utilizzata dai genitori per controllare gli smartphone dei figli, subisce il terzo data breach pubblico della sua storia. Pubblicati online numeri di telefono, indirizzi IP dei dispositivi, dati finanziari di adulti e minori. (Punto Informatico)
  • Amazon Alexa a pagamento? Secondo alcune anticipazioni, Amazon starebbe valutando di far pagare un abbonamento per usare Alexa potenziata dall'intelligenza artificiale. Chi non pagherà potrà continuare a utilizzarla per il timer, le previsioni meteo, accendere la luce, e poco altro ancora. (Open)
  • WayBack Machine, il servizio di Internet Archive che conserva la memoria di oltre 886 miliardi di pagine web è andato offline per diverse ore a causa del grande caldo, facendo temere conseguenze peggiori (GizModo)
  • HP fa retromarcia su HP+: il servizio in abbonamento che obbligava gli utenti ad acquistare le cartucce originali non sarà più disponibile per le nuove stampanti laser. Una sconfitta per i DRM? (Punto Informatico)
  • Spotify blocca l'accesso illimitato ai testi delle canzoni per gli utenti non paganti, onde incentivarli ad acquistare l'abbonamento al servizio Premium. Ma non eravamo entrati nell'era della "subscription fatigue"? (Hardware Upgrade)
  • Apple approva lo store di Epic Games sui dispositivi iOS, dopo averlo rifiutato più volte. Un punto a favore per il Digital Markets Act dell'Unione Europea? (HD Blog)
  • Immagini di bambini utilizzate senza consenso per addestrare l'intelligenza artificiale, anche a distanza di anni dalla loro pubblicazione online e malgrado le misure di privacy adottate dagli autori delle foto: lo ha scoperto Human Rights Watch in un'indagine sul dataset LAION-5B (HRW.org)
  • L'artista che denuncia Meta dopo aver perso l'accesso al proprio profilo social in seguito a un attacco hacker. "Dentro c'era tutta la mia vita. Senza i social oggi un artista non è nessuno. Ma mi sento Davide contro Golia" (Libertà)

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Immagine di copertina: Dip Devices/Unsplash